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Gli effetti del D.L. 11/23 su bonus 50% e cessione del credito

Dopo la grande stagione dei bonus (che continua) era inevitabile un giro di vite a distanza di tre anni dalla loro introduzione. La cronaca è ricca di abusi più o meno grandi che hanno messo in secondo piano la loro ragione d’essere. Come immediata conseguenza di ciò si è creato un allarme sui conti pubblici che ha scatenato una pronta reazione governativa con luci e ombre sulle conseguenze.

Che cosa è cambiato? Con il D.L 11/23, il Governo ha di fatto bloccato la cessione del credito d’imposta. Attenzione però: non ha bloccato i bonus che restano validi sino a scadenza programmata. Su quest’ultimo punto si è creata parecchia confusione con il rischio di scoraggiare chi ancora è interessato facendo venire un po’ meno lo scopo di tali misure. Quindi la buona notizia è che i bonus 50% o ristrutturazione, bonus 75% per l’abbattimento delle barriere architettoniche e il superbonus 110% esistono ancora e sono validi fino a scadenza. Cambia il vantaggio in partenza (ma non quello finale) con non poche conseguenze.
Come Amca Elevatori, abbiamo parlato spesso di agevolazioni fiscali per l’installazione e per la sostituzione di ascensori o sistemi di elevazione, per l’installazione di piattaforme elevatrici servoscala o altri sistemi per abbattere le barriere architettoniche.
Perché? Semplicemente perché continuano ad essere vantaggiosi oltre a perseguire uno scopo importante.

 

Il decreto “Taglia bonus”: perché è stato introdotto?

Con l’introduzione del Decreto Legge 11/23 su bonus e cessione del credito, il governo ha voluto principalmente contrastare una serie di effetti indesiderati che si sono manifestati nel corso del tempo a partire dalla loro introduzione. Quali?

È la premessa del Decreto-legge 11/23 del 16 febbraio 2023 a riassumere la motivazione del legislatore:

“Ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di introdurre ulteriori e più incisive misure per la tutela della finanza pubblica nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche in materia edilizia e di definire il perimetro della responsabilità derivante dal meccanismo della cessione dei crediti ad essa connessa”.

La tutela delle finanze pubbliche è la motivazione più importante e dichiarata non solo nel decreto ma anche nelle parole dei rappresentati del Governo.
Le ragioni alla base di questa preoccupazione sono:

  • l’esplosione dei costi delle materie prime e il loro impatto sui costi finali in corso d’opera;
  • le truffe per opere mai eseguite ma contabilizzate;
  • un’opinione pubblica sempre meno calda verso tali misure.

 

Gli effetti del Decreto Legge 23 febbraio 2023

Pur avendo ricevuto il nome di decreto “Taglia Bonus”, la misura non taglia affatto i bonus, viceversa ne limita l’accesso. Non esiste più lo sconto in fattura perché non è più possibile cedere a terzi il credito d’imposta a inizio lavori. Questo è il principale effetto del Decreto Legge del 23 febbraio 2023. Ma la misura bonus per come la conosciamo continua ad esistere.
Cosa cambia dunque? Il cittadino o l’impresa (a seconda del bonus preso in considerazione) potranno detrarre il vantaggio fiscale sotto forma di credito Irpef o Sostituto d’imposta in 5 o 10 anni a seconda della misura di vantaggio adottata.
Gli effetti sono evidenti:

  • un accesso meno conveniente alle misure (laddove il vantaggio si acquisisce nel tempo e non nell’immediato);
  • l’esclusione dalla platea di beneficiari di chi non dispone di risorse sufficienti per far partire i lavori soprattutto quelli più impegnativi da un punto di vista economico;
  • una limitazione all’accesso di chi ha aliquote Irpef più basse che non permettono di avere sufficiente capienza per detrarre il credito di anno in anno.

Apparentemente sembra che a pagarne le conseguenze saranno in futuro i ceti medi e medio-bassi. Senza considerare la forte limitazione allo sviluppo che la misura determina su un mercato edilizio e di ristrutturazione in forte ripresa dopo la pandemia.

Facciamo un esempio: un condominio che prevede di riammodernare l’ascensore o di sostituirlo o di installare un sistema di abbattimento delle barriere architettoniche dovrà contare sulla capienza di ogni singolo soggetto o condomino che dovrà anticipare la propria quota lavori recuperandola, con tutti i limiti del caso, in 5 o 10 anni.

 

Blocco cessione del credito

Con il Decreto Legge 23 febbraio 2023 viene di fatto impedito il meccanismo della cessione del credito d’imposta all’impresa che compie i lavori o a terzi da parte dei soggetti che intendano svolgere i lavori previsti in regime agevolato dalla misura di riferimento (bonus 50%, bonus 75% o superbonus 110%).

 

Blocco sconto in fattura del 50%

Come conseguenza del blocco della cessione del credito, non è più possibile per i soggetti privati ottenere lo sconto in fattura.

 

A chi non è applicato il blocco dei crediti

Attenzione. Tutti coloro che hanno presentato richiesta prima dell’entrata in vigore del DL del 23 febbraio 2023 rientrano nel precedente regime e pertanto continueranno a beneficiare delle condizioni precedenti ovvero cessione del credito e sconto in fattura.

 

Quali bonus sono ancora attivi?

Sono ancora attivi:

  • il bonus ristrutturazione o bonus 50% che, ad esempio, include i lavori di ammodernamento o sostituzione di ascensori esistenti;
  • il bonus 75% o bonus per l’abbattimento delle barriere architettoniche;
  • il bonus 110% che può includere anche lavori di installazione di ascensori ma con limitazioni e condizioni capestro.

Amca Elevatori si occupa di mobilità multidirezionale da oltre tre generazioni offrendo servizi quali consulenza, progettazione, installazione e manutenzione multimarca per ascensori, piattaforme elevatrici e servoscala con la garanzia di qualità e sicurezza del consorzio Impianto Sicuro di cui fa parte.
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